La Graziella: un’elegante bicicletta pieghevole destinata a rivoluzionare per oltre vent’anni il mondo delle due ruote. E’ nata nel 1964 dalla matita di Rinaldo Donzelli e prodotta dalla fabbrica Teodoro Carnielli di Vittorio Veneto.
Il nome inconfondibile, ‘Graziella’, ancora oggi ha un sapore magico, e attorno al suo mito si raduna una fitta schiera di appassionati, italiani, francesi, tedeschi e molti sudamericani.
Il robusto telaio, pieghevole grazie alla cerniera centrale e all’assenza della canna orizzontale, le ruote piccole, la sella imbottita ed il manubrio ambedue sfilabili con la massima facilità ne consentivano un agile trasporto anche nell’abitacolo di un’utilitaria di piccole dimensioni. Da queste poche caratteristiche era praticamente immediato identificare la Graziella come un nuovo simbolo di libertà e di anticonformismo.Nel 1971 subì un restyling in cui venne aumentato il diametro delle ruote e furono aggiunti particolari come il portapacchi in tinta.
Il robusto telaio, pieghevole grazie alla cerniera centrale e all’assenza della canna orizzontale, le ruote piccole, la sella imbottita ed il manubrio ambedue sfilabili con la massima facilità ne consentivano un agile trasporto anche nell’abitacolo di un’utilitaria di piccole dimensioni. Da queste poche caratteristiche era praticamente immediato identificare la Graziella come un nuovo simbolo di libertà e di anticonformismo.Nel 1971 subì un restyling in cui venne aumentato il diametro delle ruote e furono aggiunti particolari come il portapacchi in tinta.
Si aggiungeva poi tutta una serie di dettagli unici, studiati appositamente dalla Carnielli per identificare a colpo d’occhio la Graziella rispetto a tutti i modelli concorrenti. Il colore, innanzitutto, che come per la serie precedente continuava ad essere il classico bianco panna o in alternativa un delizioso blu oltremare. Per consentire all’acquirente di mantenere l’integrità dell’impeccabile verniciatura, la Carnielli forniva insieme alla Graziella un tubetto di vernice, con tanto di pennellino incorporato nel tappo, per eventuali ritocchi che solitamente interessavano il portapacchi, normalmente assai esposto ad urti e graffiature. Quest’ultimo era forse il più vistoso motivo di distinzione della Graziella: guardandolo di fianco, esso era caratterizzato da due tubi orizzontali di eguale lunghezza raccordati con un tubo piegato a semicerchio, mentre nelle imitazioni i due tubi orizzontali, di diversa lunghezza, erano uniti da un tratto dritto ottenendo così la forma di un trapezio scaleno.
Nata come messo di trasporto povero, con la Graziella la bicicletta fa un clamoroso salto di status divenendo da subito la bicicletta della gioventù benestante, anche grazie allo slogan dell’epoca che la definiva “la Rolls Royce di Brigitte Bardot”.